CHIESA di S. ALBINO in COMMESSAGGIO

Nel 1794 fu acquistato il terreno per una nuova chiesa e per dieci anni si cercò di trovare i fondi necessari per la nuova opera .Nel 1804 venne iniziata la costruzione dalla ditta Visioli di Casalmaggiore, recuperando anche il materiale della vecchia chiesa, che venne interamente demolita. La chiesa misura 42 metri di lunghezza, 18 di larghezza ed ha un'altezza massima di 25 metri.

Nel 1829 venne ultimata la costruzione. La facciata invece fu opera dell'architetto mantovano G.B.Vergani. In freddo stile  neo-classico col predominio dei pieni sui vuoti, si mostra liscia e stirata. Muovono leggermente si  gran mole le quattro lesene di lieve aggetto, ornate di ricchi capitelli corinzi in pietra (sbocconcellati dalle intemperie), il rosone centrale, i due medaglioni, le due nicchie, la porta con la sovrastante lunetta, le pesanti cornici del frontone sormontate dalle statue ai vertici.

 Nei medaglioni sono raffigurate a sinistra la Speranza, che stringe l'ancora di salvezza. In quella di destra la Carità tenera madre coi figlioletti intorno; la terza virtù teologale, cioè la fede è simboleggiata dalla statua in tufo che orna il vertice del frontone. A questa statua manca un braccio (precipitato a causa di un temporale).Ai lati, sui loro piedestalli stanno da oltre un secolo i santi Pietro e Paolo. Nel 1997 hanno duvuto essere rimosse tutte per la loro pericolosità ma si spera che presto possano essere degnamente sostituite, Solo il 1° marzo del 1904 fu consacrata dall'allora vescovo di Cremona Mons. Geremia Bonomelli. Nel 1912 fu aggiunto il campanile su disegno dell'Arch. Carlo Visioli.

All'interno della nostra grande chiesa, la volta è la parte architettonica più impegnativa della costruzione. Quattro poderose arcate reggono tre calotte ovali.

La decorazione fu affidata al Pittore G Bacchi di Sabbioneta, per i fregi e le compiture, ed al Prof. T. Aroldi di Casalmaggiore per le figure: Apostoli e Santi che ci guardano dalle volte e dalle lesene.

Nel catino absidale campeggia, assiso su una massa di nubi, il Redentore, che alza la mano destra benedicente, mentre con la sinistra invita a sè i fedeli.

Un recente lavoro di restauro eseguito dal nostro concittadino pittore Tenca Cav. Giuseppe, ha restituito al primitivo splendore il gruppo, che era stato danneggiato  da infiltrazioni di acqua piovana.

Gli altari furono disegnati dal Voghera. L'altare  maggiore è fiancheggiato da due grandi tele di Ponziano Loverini.

Certamente i commessaggesi amano la loro chiesa parrocchiale per la maestosità dell'edificio che ha rappresentato un lavoro immane per quei tempi, ma l'avrebbero ancor più cara se meglio la conoscessero e la osservassero bene nei particolari.

In queste colonne  cercheremo (senza la pretesa di fare una storia dell'arte o una guida)  di descriverne i dettagli onde mettere in luce la bellezza di certi particolari che altrimenti sfuggono all'occhio superficiale . Gia parlammo dell'altare di S.Giovanni nella "storia movimentata di un quadro"( che si dovrebbe conoscere), ora è la volta di quello di S.Francesco,che gli si erge di fronte e che è senza dubbio il più maestoso.

Due  robuste colonne liscie in riscontro a due lesene  sostengono un frontone decoratissimo, ricchi capitelli compositi, mensole, modanature, fregi dorati spiccano sugli stucchi di marmo ametista a venature bianche. Nel vano, fra le colonne, si stende la grande pala ovale, opera attribuita al viadanese Araldi del 1600.  Vi è rappresentata una delle scene più patetiche della vita del Santo.  Si narra infatti nell'ingenua storia, che un giorno Francesco sentendosi infiammato d'amore divino e col cuore traboccante di riconoscenza per le meraviglie del creato, invitasse un suo frate  a dar di piglio al liuto per accompagnare  il cantico di lode al Creatore, quand'ecco aprirsi i cieli e un angelo trarre dal violino una dolcissima melodia al cui confronto svaniva ogni bellezza di umani concerti. Rapito in estasi di suprema delizia, il Santo cadde in deliquio .

Il pittore ha ben realizzato tutto ciò. Seduto sopra un macigno, ricoperto di ruvido panno, Francesco si appoggia ad un altro angelo col braccio sinistro mentre la destra esangue ha lasciato cadere il libro delle sue meditazioni. Il viso emaciato rivolge lo sguardo al cielo.

 Bellissimo quasi femmineo è il volto dell'angelo che sostiene il Santo, librandosi sopra una massa di nubi argentee. Biondi capelli, tunica rosata, fascia celeste con lungo svolazzo rendono lieve, movimentata e piena di grazia la snella figura del celeste messaggero, che sembra or ora disceso dall'empireo, le ali ancora frementi.  Assiso sopra un altra nube sta  l'angelo concertista che trae dal violino impugnato con estrema eleganza, le celesti melodie .

Dalle nubi variopinte s'affacciano alcune testine di cherubini sorridenti; da uno squarcio ride un lembo di cielo sereno sull'umbra terra benedetta. Il quadro si può contemplare in tutta la sua bellezza nelle tarde ore del pomeriggio allorchè una luce diffusa lo investe e la chiesa raccolta e silente invita l'animo alla preghiera

L'altare di S.Giovanni Battista non è così maestoso e solenne come quello di S. Francesco ma non meno bello: quattro le colonne a stucco policromo che sostengono un frontone incoronato dalla statua della Fede fiancheggiata da putti adoranti e da due incensieri. Al centro sopra un fondo di marmo verde oliva, la grande tela rettangolare  rappresentante "Il battesimo di Gesù".

In piedi sopra una roccia, sulle rive del Giordano, il Battista alza il braccio destro, lasciando cadere da una conchiglia l'acqua sul capo divino del Salvatore. Notevole il contrasto fra i lineamenti duri, scarni di Giovanni dalle carni aduste e i lineamenti dolcissimi di Gesù che con le braccia incrociate sul petto e la testa china riceve il battesimo di penitenza, vero agnello di Dio.

 Assai realistico il particolare del piede immerso nell'acqua con bellissimo effetto di trasparenza. Fanno corona ai due una donna che abbraccia un bambino rivestito di bianca camiciola, alcuni farisei e i discepoli del Battista, Andrea e Giovanni, futuri Apostoli.  Non manca il simbolico agnello e sul capo di Gesù  si libra la mistica Colomba  simbolo dello Spirito Santo. Estremamente sfumato il paesaggio con palmizi, quasi immerso in un'atmosfera di sogno.

Dobbiamo quest'opera d'arte al pittore Giovanni Pezzoli, nato a Cizzolo il 20\6\1821, straordinariamente inclinato alla pittura fu mandato dai parenti, ancora giovanissimo all'accademia Carrara di Bergamo ove studiò sotto la guida dell'illustre prof. G.Diotti. Dipinse il Battesimo appena ventenne, splendido esordio troncato dall'immatura morte avvenuta nel 1846 a Villa Pasquali, in casa di una sorella. Suo benefattore e mecenate nel corso della breve vita fu il dott. G.Cessi  che gli commissionò alcuni lavori .

I bellissimi altari del Sacro Cuore e della Madonna  sono opera dell'architetto e scultore cremonese L.Voghera (1788-1840) che li disegnò ricchi di fregi e di statue simboliche. Gli stucchi che li rivestono imitano il marmo alla perfezione. Al posto del Sacro Cuore stava prima la statua lignea di S.Giuseppe non spregievole opera artigianale, proveniente dalla demolita chiesa di S.Domenico in Cremona .

Un prezioso cimelio è la croce astile, in lamina di rame argentato e in parte dorato che è patrimonio della chiesa parrocchiale. Alta 79 cm. e larga 35 è lavorata sulle due faccie; quella anteriore con al centro il Crocefisso è decorata ai terminali dei bracci, con le immagini degli Evangelisti, quella posteriore, che presenta ai terminali le figure dei Dottori maggiori della Chiesa reca, al centro, l'immagine di un vescovo, facilmente identificabile con il titolare della parrocchiale di Commessaggio, S.Albino, le cui iniziali S.A.si leggono incise sulla base.

 Volendosi assegnare all'opera una plausibile datazione bisognerà tener conto, anzitutto del  disegno generale della croce che è goticizzante anche nell'arcaismo delle figure mentre l'elemento di raccordo, a forma di coppa rovesciata reca ornamenti stilizzati di motivi vegetali per cui sembra che la croce possa datarsi ragionevolmente agli ultimi decenni del 1400, sempre che, come pare, se ne possa garantire l'originale e completa integrità.

Gia da molto tempo sulla parete sinistra della nostra chiesa parrocchiale esisteva un quadro a olio di mt.4,35x3,45. Si trovava in luce sfavorevole e nessuno, anche chi si dilettava d'arte gli dava eccessiva importanza.  Nel dicembre del 1964 dovendosi fare in chiesa opere di preparazione per il riscaldamento, il parroco si preoccupò di cambiare posto al dipinto perchè non venisse danneggiato dal calore e quale fu la sorpresa nell'esaminare da vicino la tela, trovandoci la firma dell'autore. Essa dice così:"Joseph Maria CRESPI, vulgo lo Spagnolo Bononiensis 1739"(detto lo Spagnoletto).

 Ci si trovava dinnanzi all'opera di uno dei maggiori pittori del 1700 .Il quadro raffigura S.Francesco di Sales e la Vergine in gloria. Il Santo in estasi tiene tra le mani un libro. Alla sua destra un angelo gli apre un volume su cui è scritto "Omnia propter Deum; nihl contra Deum". (Tutto per Iddio  niente contro Dio). Alla sua sinistra un altro angelo tiene il pastorale come una lancia per colpire il demone dell'eresia. In alto la Vergine con il Bambino Gesù osserva con dolce sorriso il Santo .

 

RESTAURO-- La notizia della scoperta si diffuse, ne parlarono i giornali e un giorno il Sopraintendente alle belle arti di Mantova prof. Giovanni Paccagnini, volle esaminare il dipinto e si prestò per il restauro del quadro. La spesa fu sostenuta dallo Stato in L. 720.000  ed il restauro fu eseguito dal prof. Dalle Rotte,  esperto restauratore delle opere di Mantegna e Romanino. L'opera è realizzata dal Crespi con maturità di linguaggio, calorosa rapidità di fattura, con grande larghezza compositiva, anche se alquanto di maniera.